Anfiteatro della sapienza eterna, sola, vera

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«A cosa servono fiaccole, torce e occhiali se si chiudono gli occhi per non vedere?»

di Heinrich Khunrath
traduzione di Giulia Ferretti
anno 2014
360 pp.

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Di Heinrich Khunrath l’opera più importante e straordinaria è l’edizione di Hanau (Hannover) del 1609 de L’Amphitheatrum Sapientae Eternae, in latino, arricchita dalle importantissime 12 Tavole comprensive delle 4 precedentemente pubblicate nell’edizione del 1595; proprio quest’opera, che esplicita la concezione di Khunrath sul rapporto tra spiritualità e laboratorio alchemico fu condannata dal tribunale della Sorbona di Parigi nel 1625; ma resta un capolavoro dell’ermetismo (o ermeticismo, come suggerisce A. Faivre di denominare più correttamente l’esoterismo cristiano degli alchimisti) al punto da far definire dagli studiosi del settore “Khunrath, Ermete moderno”.

Traduzione, introduzione e commento di Giulia Ferretti, classe ’87, laureata in Scienze filosofiche a Padova nel 2013.

Autore

Heinrich Khunrath (Lipsia, 1560 – Dresda, 1605), o il Dr. Henricus Khunrath come fu anche chiamato, fu un medico tedesco, filosofo ermetico e alchimista, promotore della teologia luterana. I suoi discorsi con John Dee e  Johann Thölde, da lui incontrati rispettivamente a Brema nel 1589 e a Trebona più tardi, e le credenze paraceliane lo portarono a sviluppare una magia naturale cristianizzata, spinta alla ricerca della prima materia segreta che avrebbe portato l’uomo alla saggezza eterna. La sua opera più nota fu L’Amphitheatrum Sapientae Eternae (Amburgo, 1595; Hannover, 1609), contenente l’incisione spesso intitolata Il primo stadio della grande opera, meglio conosciuta come il Laboratorio di alchimisti, il cui disegno è attribuito al pittore di architettura Hans Vredeman de Vries.

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